Radio Globe One

Radio Globe One

la tua radio

  • Home
  • Palinsesto
    • Pronto buongiorno è la sveglia 10-12
    • In questo Mondo di……
    • Il Comunitarista
  • Sponsor
  • Sardegna in Musica
  • Il Comunitarista
  • I Nostri Contatti
  • Festa sull’aia!!!!!

Festa del Circolo Giommaria Angioy 31 Edizione San Francesco a Marchirolo!!

Posted in pronto buongiorno è la sveglia by diretta
Set 08 2016

Programma della Manifestazione 31 edizione San Francesco 

Menu’ tipico Sardo con:

Antipasto

Gnocchetti

Maialino allo spiedo 

Seadas

Mirto e cannonau

 

Venerdì 30 settembre: Esibizione gruppo folkloristico di Tertenia e l’incantevole voce di Giusy Deiana.

 

ter
Sabato 01 ottobre: concerto in piazza dei “TAZENDA” apre la serata la cantante “Giusy Deiana”

image001-1

Domenica 02 ottobre: ore 10.30 Santa Messa in piazza, accompagnata da Giusy Deiana e il gruppo Folkloristico di Tertenia.

giusyjpg

Cene e pranzo solo su prenotazione!!Ricordiamo che sono aperte le prenotazioni per le cene di venerdì e sabato sera ed il pranzo di domenica ai seguenti numeri: 0332 722548. Dopo le 19.30 ai numeri: 347 8727501- 348 2536601- 347 2467647-+393408248886 Vi aspettiamo!

Tagged as: Angioy, Circolo, festa, Giommaria, marchirolo.tazenda, radioglobeone

NASCE IL GRUPPO GESTO, A FAVORE DELLE PERSONE PORTATRICI DI STOMIA – NORD

Posted in pronto buongiorno è la sveglia, pubblicita' by diretta
Set 05 2016

NASCE IL GRUPPO GESTO, A FAVORE DELLE PERSONE PORTATRICI DI STOMIA

 

 

  • Il Gruppo di lavoro è composto da 21 infermieri esperti in stomaterapia provenienti da diverse zone del Nord Italia.
  • Si è costituito con l’obbiettivo di migliorare la qualità di vita dei pazienti stomizzati, più di 33.000 solo nelle regioni del Nord.
  • Lavora nell’ambito di un progetto nazionale per perseguire elevati standard assistenziali e valorizzare il ruolo dello stomaterapista.

 

Milano, 05/09/2016 – In Italia ci sono più di 70.000 persone portatrici di stomia (lo 0,13% della popolazione), delle quali oltre 33.000 solo nelle regioni del Nord Italia. Si tratta, in realtà, di cifre sottostimate, alle quali dobbiamo aggiungere circa 17.000 pazienti nuovi ogni anno, nonché cifre in aumento per l’invecchiamento della popolazione italiana.

Lo stomaterapista è l’infemiere esperto che conosce il percorso diagnostico terapeutico e garantisce la corretta assistenza alla persona candidata al confezionamento della stomia. Prende in carico il paziente e lo accompagna in un percorso sanitario delicato, orientato al ritrovamento dell’equilibrio fisico ed emotivo e al recupero dell’autonomia, per favorire il suo reinserimento nel contesto sociale e lavorativo.

Il gruppo GESTO (Gruppo di Esperti in Stomaterapia) è una iniziativa innovativa che nasce nell’ambito di un progetto nazionale, a seguito di una profonda analisi della situazione della stomaterapia in Italia portata avanti dai suoi membri. Una delle principali finalità emerse da questo processo di studio è la definizione legale del profilo professionale dello stomaterapista e del riconoscimento del suo ruolo.

Un progetto innovativo

Il gruppo è di ambito nazionale ed è diviso in macroaree geografiche. Nelle regioni del Nord Italia, GESTO è composto da 21 infermieri esperti in stomaterapia provenienti da diverse Aziende Sanitarie e Ospedaliere delle regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Liguria.

Il gruppo lavora per sensibilizzare sull’importanza delle conoscenze specialistiche e dell’assistenza specializzata e personalizzata al paziente stomizzato e ai suoi familiari in tutto il territorio, e sviluppare progetti che contribuiscano ad elevare la qualità della vita delle persone portatrici di stomia.

Le attività programmate per i prossimi mesi saranno volte a rafforzare le relazioni con l’amministrazione pubblica e le istituzioni nell’ambito dell’esercizio della professione infermieristica, facilitare la collaborazione con le associazioni di pazienti e sviluppare progetti formativi e divulgativi.

«Il ruolo dell’infermiere esperto si è evoluto nel tempo con la formazione specialistica universitaria ed è necessario un riconoscimento formale delle competenze avanzate» chiarisce Edoardo Giorato, Referente Organizzativo dell’Ambulatorio Stomizzati dell’Azienda Ospedaliera di Padova e Vice Direttore del Master in “Assistenza al paziente stomizzato e incontinente” dell’Università degli Studi di Padova.

Inoltre, studi scientifici mostrano gli impatti positivi prodotti da un’assistenza infermieristica specializzata in stomaterapia sugli indicatori che misurano gli aspetti di qualità di vita.

«Le conoscenze specializzate dello stomaterapista permettono di migliorare l’utilizzo delle risorse, ridurre i tempi di degenza e i costi sanitari. Facciamo consulenza in tutti i reparti e partecipiamo alla gara per prodotti per stomia» –spiega Giovanna Bosio, dell AOU S.G. Battista di Torino.

 

Cos’è una stomia intestinale e urinaria

La stomia intestinale o urinaria è il risultato di un intervento chirurgico mediante il quale si crea un’apertura sulla parete addominale per mettere in comunicazione l’apparato intestinale o quello urinario con l’esterno, un’operazione che rappresenta, in molti casi, l’unico modo per sopravvivere ad una grave patologia o ad un incidente, ma che altera notevolmente la qualità della vita.

Oggigiorno, il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione italiana ed il conseguente aumento dell’incidenza delle malattie croniche degenerative ed invalidanti comporta un naturale aumento di pazienti stomizzati.

 

Gesto

Nelle regioni del Nord Italia, il gruppo GESTO è composto da 21 stomaterapisti. Il gruppo si crea per perseguire elevati standard assistenziali e garantire il miglioramento continuo dei servizi erogati e la qualità della vita delle persone portatrici di stomia, grazie all’operato di personale esperto e specializzato.

 

I membri del gruppo

Infermiere/a   AO/ASL   Provincia
Enzo Federico   Azienda Sanitaria Universitaria di Trieste   Trieste
Michele Barro   ASL TV   Treviso
Alessandra Giacetti   ULSS 12   Venezia
Viviana Tantolo   Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine   Udine
Edoardo Giorato   AO Padova   Padova
Lidia Biondani   Ospedale Policlinico Giambattista Rossi AOU Integrata di Verona   Verona
Lucia Mensi   ASL 3 Genovese   Genova
Ana Sandra Zacarias   IRCSS AO S. Martino IST   Genova
Lorenza Manganini   ASST Fatebenefratelli Sacco   Milano
Patrizia Mamone   Ospedale S. Raffaele   Milano
Cristina Serra   Ospedale E. Bassini ASST Nord Milano   Milano
Viviana Melis   ASST Papa Giovanni XXIII   Bergamo
Michele Camerini   ASST di Pavia, Ospedale Civile di Voghera   Pavia
Enza Picaro   ASST Azienda Sette Laghi   Varese
Raffaella Cavallazzi   Ospedale Unico Plurisede ASL VCO   Verbano Cusio Ossola
Elisabetta Laganà   Ospedale Martini Asl To 1   Torino
Giovanna Bosio   AOU S.G. Battista   Torino
Gianluca Manna   IRCCS Candiolo   Torino
Gianfranco Coppa Boli   Ospedale poliambulatorio ASL TO4 Ivrea   Torino
Maria Russo   AOU S. Luigi   Torino

 

 

Per ulteriori informazioni, Kailani

 Silvia Meiattini

smeiattini@kailani.es

Tel. +39 06 948 014 00

Gesto NORD pressimage001

Tagged as: gesto, radioglobeone, stomia

PRONTI PER IL SUPER DISCO DI RADIOGLOBEONE?

Posted in pronto buongiorno è la sveglia by diretta
Giu 17 2016

Un duo eccezionale Ramona Wess Nando de Luca ci portano in un’atmosfera magica con il brano “La Bohemia”.

Note calde e una voce incantevole a scaldarci il cuore. Buon ascolto amici 🙂
In rotazione ore 8.00 / 10.00 / 12.00 / 14.00 / 16.00 / 18.00 / 20.00/ 22.00 / 24.00.13383701_1024493124286016_461657504_o (2)

Tagged as: la boemia, musica, nando, radioglobeone, ramona

Il comunitarista

Posted in Scienza e politica by diretta
Apr 20 2016

 I vegani? Cosa sono e cosa vogliono.

a Radioglobeobne conil Dott. Fabrizio Fratus e il Proff. Enzo Pennetta

Dalle 12.30 alle 13.30

 

 

 

 

Tagged as: comunitarista, enzopennetta, fratus, radioglobeone, vegani

SCIENZA E POLITICA SU RADIOGLOBEONE!

Posted in pubblicita' by diretta
Apr 08 2016

Riprende  il programma  sabato 16 aprile   Dalle ore 12.30 alle 13.30

 

radio2 

 

 

Tagged as: politica, radioglobeone, scienze

Sovrappopolazione

Posted in In questo mondo..... by diretta
Ott 21 2015

Perché la teoria di Thomas Robert Malthus, sul rapporto tra popolazione e povertà, continua a distanza di due secoli a dominare le scelte di politica internazionale?

Una teoria smentita dalla storia ma utile per altri fini.

 

.

Scelta di Catastrofe

by Alfonso Pozio

 

Nel 1979 Isaac Asimov, noto scrittore di fantascienza nonché biochimico, scrisse un libro dal titolo “A Choiche of  Catastrophes” (Catastrofi a Scelta, ed. Mondadori). Il libro è un estesa analisi di tutte le possibili apocalissi che incomberebbero sul pianeta terra.

Alla fine delle 474 pagine Asimov conclude stabilendo che l’umanità debba concentrarsi unicamente su eventi catastrofici probabili, che si profilino nel futuro immediato e che siano evitabili. Tra questi eventi Asimov ne focalizza uno in particolare, la crescita della popolazione. Asimov si ricollega alle teorie elaborate prima di lui da Thomas Malthus, già affrontate su CS molte volte in passato (2012, 2013, 2014, 2015) e che brevemente riassumiamo. Nel 1798 Malthus pubblicò “An essay of the principle of the population as it affects the future improvement of society” (Saggio sul principio della popolazione), in cui sostenne che l’incremento demografico avrebbe spinto a coltivare terre sempre meno fertili con conseguente penuria di generi di sussistenza per giungere all’arresto dello sviluppo economico, poiché la popolazione tenderebbe a crescere più velocemente della disponibilità di alimenti.

Le sue osservazioni partivano dallo studio delle colonie inglesi della Nuova Inghilterra, dove la disponibilità “illimitata” di nuova terra fertile avevano permesso uno sviluppo “naturale” della popolazione con una progressione quadratica, mentre dove ciò non è possibile, si verificano periodiche carestie con conseguenti epidemie che rappresentano naturali forme di controllo successivo.

La teoria demografica di Malthus ispirò vari intellettuali e originò la corrente del malthusianesimo che sostiene il ricorso al controllo delle nascite per impedire l’impoverimento dell’umanità. Le sue idee furono riprese negli anni 1920 da Margaret Sanger (negli USA) (CS-2014) che fondò la oggi tristemente nota Planned Parenthood e più tardi divenne presidente della IPPF (International Planned Parenthood Federation) con quartiere generale in Londra. Nel 1927 organizzò il primo “Congresso sul controllo delle nascite”. La Sanger fu anche la fondatrice del movimento massonico “Sessualità libera” e ricoprì il ruolo di principale finanziatore nella ricerca sulle “Pillole Abortive”. Negli anni ’30 la famiglia Rockefeller comincia a finanziare la causa di Margaret Sanger, utilizzando il suo metodo di controllo delle nascite come soluzione alla crisi di quel tempo. Al Congresso Americano disse:

“spero che negli anni futuri possano nascere più figli da genitori capaci e abbienti, e meno figli da genitori poveri e incapaci”.

Per l’America di quel tempo, la contraccezione, l’aborto e la sterilizzazione erano la risposta al fatto che al mondo circa un miliardo di persone viveva nella povertà.

Un’altra fautrice del malthusianesimo fu la discutibile Marie Stopes, fondatrice nel 1921 del National Birth Control Council in Inghilterra poi Family Planning Association, coinvolta nel movimento eugenetico.

Paladino dell’ideologia del controllo demografico fu anche Brock Chisholm, direttore della Organizzazione Sanitaria Mondiale dal 1948 al 1953 e successivamente presidente della Federazione Mondiale di Salute Mentale. Sua la dichiarazione:

“Per arrivare a governare il mondo bisogna rimuovere dalle menti l’individualismo, il rispetto delle tradizioni familiari, il patriottismo nazionale e i suoi dogmi religiosi”

Nel 1957 fu pubblicato un trattato dal titolo “Popolazione: un dilemma internazionale”, il quale denunciava la crescita demografica come la più grande minaccia alla stabilità politica negli Stati Uniti e all’estero, nonché al progresso economico del paese.

Nel 1966 il controllo della popolazione era parte integrante della politica estera statunitense. Il bilancio chiamato Food for Freedom identificò nell’esplosione demografica mondiale, in particolare in quella del terzo mondo, uno dei motivi della fame nel mondo, e decise che le donazioni destinate agli aiuti alimentari fossero investite nell’ambito dei programmi di pianificazione familiare nel terzo mondo

Con Paul Ehrlich le idee malthusiane si sposarono con l’ambientalismo. Nel 1968 questo biologo di Stanford, pubblicò il libro “La bomba popolazione” in cui affermò che:

“gli esseri umani sono destinati all’oblio e che bisogna imporre provvedimenti per il controllo della popolazione, anche in maniera coercitiva se necessario.”

In tempi più moderni, nel 1972, il binomio malthusianesimo-ambientalismo emerge esplicitamente quando viene pubblicato “Il Rapporto sui limiti dello sviluppo”, commissionato al MIT dal Club di Roma, Donella Meadows ne fu l’autrice principale. Il rapporto, basato su una simulazione al computer, prediceva le conseguenze della continua crescita della popolazione sull’ecosistema terrestre e sulla stessa sopravvivenza della specie umana

Da parte sua Asimov era per così dire un simpatizzante, uno di quegli intellettuali che pur mal tollerando le pratiche abortive, nutriva una profonda inquietudine riguardo alla sovrappopolazione della Terra (che riteneva un pericolo maggiore della bomba atomica). Questo si riflette in alcuni dei suoi libri di fantascienza (da Abissi d’acciaio in cui immagina il nostro pianeta rinchiuso in gigantesche metropoli di metallo, a Preludio alla fondazione con la descrizione del pianeta Trantor abitato da 40 miliardi di individui). Ma, nel saggio “Catastrofi a scelta” Asimov non parla di fantascienza, si riferisce alle sue previsioni sulla realtà e a come porvi rimedio.

Nel 1979 così scriveva Asimov:

“Con l’attuale tasso di crescita del 2 per cento annuo, la popolazione della Terra raddoppierà ogni 35 anni. Nel 2014 sarà di 8 miliardi, nel 2049 sarà di 16 miliardi e così via. Ciò significa che, al tasso attuale di crescita la popolazione della Terra sarà di 50 miliardi nel 2100, solo fra 120 anni”

Asimov osserva poi che, certamente lo sviluppo dell’agricoltura e della medicina  hanno permesso in poco più di due secoli un aumento della popolazione e del tasso di crescita incredibile.

La realtà pare smentire Malthus e dare ragione al filosofo R.W. Emerson, quando disse:

“Malthus, affermando che le bocche si moltiplicano geometricamente e il cibo solo aritmeticamente, dimenticò che la mente umana era anch’essa un fattore nell’economia politica, e che i crescenti bisogni della società, sarebbero stati soddisfatti da un crescente potere di invenzione“.

Tuttavia per Asimov proprio il fatto che questa realtà mostri una testimonianza a favore dei fautori del legame causale che lega la popolazione alla ricchezza, è allo stesso tempo una minaccia terribile in quanto, una popolazione che cresce non può in alcun modo continuare a farlo in modo indefinito e finirà prima o poi per esaurire risorse e spazi vitali.

Asimov dice infatti:

“Questo è il fato che incombe sull’umanità. Proprio la vittoria che aumenta la nostra popolazione ci porterà ad un vertice da cui non potremo che cadere e quanto più alta sarà la cima tanto più disastrosa sarà la caduta.”

 

Si domanda infatti Asimov se i progressi tecnologici possano scongiurare questo male anche nel futuro come è stato in passato. La sua risposta è categoricamente no. Per inciso, Asimov era convinto che 8 miliardi di abitanti, fossero una cifra fantascientifica ed assolutamente insostenibile per il pianeta. Ebbene, il 6 ottobre scorso abbiamo raggiunto la cifra di 7.3 miliardi di abitanti e contrariamente alle previsioni catastrofiche stiamo meglio di 39 anni fa.

Le proiezioni delle Nazioni Unite ci consegnano per il 2050 una Terra con poco più di 9 miliardi di persone, in cui cresce la percentuale di popolazione africana (+8,4% rispetto al 2000) e si contrae ulteriormente la percentuale della popolazione europea (solo il 7,6% della popolazione mondiale, – 4,3% rispetto al 2000). Queste proiezioni evidenziano una diminuzione della fertilità passando dall’attuale livello mondiale di 2,5 bambini per donna a 2,1. Infatti, il dato certo è che al crescere dello sviluppo economico diminuisce il tasso di fertilità, ovvero il numero di figli per donna il cui valore minimo deve essere 2.1 per assicurare il ricambio generazionale. L’incremento dei paesi sviluppati è fittizio in quanto deriva esclusivamente dai flussi migratori. Tuttavia, le Nazioni Unite aggiungono che tali proiezioni tendenziali sono funzione della diminuzione della fertilità nei paesi in via di sviluppo. Senza un ulteriore calo della fertilità, la popolazione mondiale potrebbe aumentare fino a raggiungere quasi il doppio delle attuali stime e pertanto si afferma che:

“Sarà molto importante continuare ed anzi aumentare i finanziamenti, diminuiti nell’ultimo periodo, destinati alla pianificazione familiare, altrimenti sarà arduo che le nostre proiezioni si rivelino attendibili”

Dove il termine pianificazione familiare va inteso come “controllo demografico”.

scelta1

Fig. 1 – Andamento del tasso di fertilità (n. figli per donna). Mondo e regioni in relazione allo sviluppo.

A parte le previsioni ed i limiti considerati critici per il pianeta su cui discuteremo più avanti, il punto essenziale della questione demografica è che, al diminuire delle aspettative di vita, al crescere della mortalità infantile, l’unica soluzione dell’uomo che vuole continuare a nutrire una speranza per il futuro, è quella di mettere al mondo più figli possibile. Aumentare il livello di vita dei più poveri è il mezzo più naturale di equilibrare il tasso di crescita. La risposta non è dunque in campagne di denatalità imposte dall’alto o in strategie di ingegneria sociale ma in una distribuzione della ricchezza e delle risorse che lasci all’uomo ed alla donna quella libertà e responsabilità personale di procreare che la natura gli ha concesso.

Insomma, il problema come viene impostato da Asimov non trova riscontro nella realtà ed oggi assistiamo al fenomeno inverso e cioè che i paesi più sviluppati hanno ormai un tasso di crescita negativo ed inferiore a quello necessario al ricambio generazionale (2.1) e riescono a colmare tale lacuna solo attraverso i movimenti migratori da altri paesi. Nel libro “What to Expect When No One’s Expecting: America’s Coming Demographic Disaster” Jonathan Last sottolinea il crollo dell’indice di natalità in USA, evidenziando che il valore di ricambio generazionale attuale di 2.35 è dovuto solo ed esclusivamente alle donne di origine ispanica (immigrazione dall’America del Sud) ma che anche il loro apporto sta diminuendo. Insomma, paradossalmente in alcuni paesi il problema che si presenta attualmente non è più limitare la crescita della popolazione, ma come impedirne l’estinzione e gestire il crescente numero dianziani e lo squilibrio generazionale. A titolo di esempio, è interessante vedere questa pubblicità danese tesa ad incentivare le nuove nascite a causa del collasso del loro sistema di welfare e che nella sua pragmaticità mostra anche le conseguenze pratiche e un po’ buffe dell’ideologia anti natalista.

Le nazioni che si trovano a ridosso di questa fase demografica negativa, sono quelle nazioni in Europa ed USA che verso la fine degli anni 60 hanno portato avanti una programmazione anti natalista investendo ingenti risorse finanziarie nella messa a punto di sostanze contraccettive ed abortive (Levonorgestrel, Ulipristal, RU486).

Fu proprio in quegli anni che negli USA cominciò a diffondersi un progetto di pianificazione familiare ideato da Frederick Jaffe, presidente del Guttmacher Institute dal 1968 al 1978. Jaffe fu vicepresidente anche della International Planned Parenthood Federation, istituto e federazione attivi nella promozione di campagne contraccettive ed abortiste.

Jaffe mise a punto per conto di queste istituzioni un memorandum di proposte per ridurre la fertilità umana. Queste proposte, attraverso Bernard Berelson presidente della Population Council, diventeranno oggetto di analisi (B. Berelson, F.S. Jaffe, “Fam Plann Perspect”, 2/4, 1970, 25-31 e “A strategy for implementing family planning service in US”, Am J Public Healt, 58/4, 1968, 713-725) anche da parte dell’OMS prevedendo in tal modo di limitare a livello sociale la fertilità mediante alcuni strumenti di azione.

scelta2

Fig. 2 – Il Memorandum di Jaffe

Le proposte sono suddivise in tre parti, una prima parte ad “impatto universale” basate su una de-strutturazione della famiglia, una sorte di ingegneria sociale atta a scardinare la propensione alla natalità di questa oppure su un vero e proprio controllo della fertilità. La seconda parte ad “impatto selettivo” dovrebbe agire in funzione della condizione economica (deterrenti economici) con un meccanismo che consente maggiore natalità ai ricchi. La terza parte si focalizza su “controllo sociale” attraverso estensione dei metodi di contraccezione ed aborto. Si può notare che, dal 1969 ad oggi molte di queste misure sono state introdotte nella legislazione di molti paesi sviluppati soprattutto quelle legate all’aborto come si evidenzia dalla Fig. 3.

scelta3

Fig. 3 – Legislazione sull’aborto nel mondo

Per quanto riguarda il controllo sociale, la sterilizzazione spesso imposta (legatura delle tube) è il metodo oggi più diffuso di controllo delle nascite, secondo stime del 1995, centocinquanta milioni di donne in età riproduttiva ne hanno fatto ricorso. Di queste, centotrentotto milioni vivono in paesi in via di sviluppo.

La storica L. Scaraffia insieme alla giornalista E. Roccella hanno evidenziato come vi siano correnti molto forti sia nell’ONU (ed anche nella UE) con una visione anti natalista molto accentuata. Dietro i cosiddetti diritti riproduttivi si cela, nell’accezione dell’Onu, più che altro, i diritti a non riprodursi. (L’espressione “diritto riproduttivo” ha dunque un significato capovolto rispetto a quello che potrebbe sembrare naturale, cioè “diritto a riprodursi in salute”. E non si tratta dell’unico esempio di manipolazione linguistica adottato in ambito Onu: il “materiale per il pronto soccorso ostetrico“, su cui l’Unpfa (il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione) investe ingenti fondi, maschera i kit abortivi; il termine gender – “genere” – sostituisce “sesso”, per cancellare ogni dimensione procreativa; similmente, “genitorialità” sostituisce “maternità” e “paternità”; ecc.

La politica delle Nazioni Unite su questo tema, infatti, segue un doppio binario: da una parte si inzeppano risoluzioni e documenti di proclami sulla libera scelta delle donne (ma contemporaneamente si espelle dal vocabolario internazionale il termine maternità); dall’altra, attraverso organismi come l’Unfpa stessa, si finanziano e promuovono campagne di controllo demografico molto pressanti e talvolta prive di sostanziale rispetto nei confronti delle donne e della loro concreta libertà.

 


 

Il Rapporto 2007 sulla popolazione dell’Unfpa dal titolo “Liberare il potenziale della crescita urbana” è inquietante. Il “potenziale” che l’Unfpa vede positivamente è il fatto che nelle città è più facile raggiungere le persone, e soprattutto i giovani, con i “servizi di salute riproduttiva”, ovvero – nel senso dato dall’Unfpa – contraccezione e aborto. Si capisce allora la soddisfazione per il fatto che già nel 2008 la popolazione urbana mondiale supererà per la prima volta nella storia quella rurale. Tre miliardi e 300 milioni di persone che nel 2030 diventeranno 5 miliardi.

I dati dell’Unfpa dimostrano che nelle città i giovani usano di più i contraccettivi rispetto ai coetanei che vivono in zone rurali ed è più alta anche l’età a cui ci si sposa. Ma l’Unfpa avverte che questo non basta. La richiesta è quella di moltiplicare l’offerta di centri medici che garantiscano i “servizi di salute riproduttiva” in modo capillare, soprattutto fra i giovani e “in modo confidenziale”. Ovvero fare in modo che i giovani non abbiano figli, anche sfidando la potestà ai genitori.

Eppure questa impostazione demografica nel mondo ha già provocato tanti danni sociali. Ad esempio il grave squilibrio demografico in Cina e altri Paesi asiatici o le violazioni dei diritti umani attraverso barbare campagne di controllo delle nascite applicate nei Paesi poveri. Ora l’attenzione si sposta nelle periferie delle città del sud del mondo, l’obiettivo individuato dal rapporto dell’Unfpa. L’aumento della popolazione urbana, sottolinea, infatti, il rapporto, non è dovuto principalmente all’immigrazione dalle campagne, ma alla prolificità dei poveri delle città. L’intervento, per l’Unfpa, è urgente “soprattutto in Paesi dove il tasso di fecondità è alto e il 50% della popolazione ha meno di 24 anni e sta entrando nell’età riproduttiva”. E per rendere più efficace la sua azione, l’Unfpa strizza l’occhio anche ai movimenti ecologisti, in nome di una sostenibilità ambientale messa in pericolo da questo proliferare di esseri umani.

  1. Schooyans, docente di filosofia politica all’Università di Lovanio e inventore del termine “inverno demografico”, parla ampiamente riferendosi alle lobbies dentro tali agenzie (Unfpa, Oms, Unicef) di “terrorismo dal volto umano” efficace quanto più è discreto e che ricorre ad una serie di argomenti, nei quali si incontrano le scienze biomediche, la demografia, il diritto, le tecniche di comunicazione. Godendo dell’appoggio logistico e finanziario di tali organizzazioni internazionali questo nuovo terrorismo attacca innanzitutto l’integrità intellettuale e morale delle persone. Sembra avere un volto umano, sembra onorare la verità, sembra favorire la libertà, mentre nella realtà cerca di trascinare gli uomini in una cultura della morte.

Ma tutto questo non basta ancora ai fautori del controllo demografico ad oltranza per i quali la natalità è vista come il principale problema dell’umanità. Vi è un estesa parte degli abitanti della terra per i quali per ragioni culturali l’impatto del controllo sociale per il controllo demografico basato su aborto, contraccezione, sterilizzazione non sembra essere abbastanza incisivo. Come rimediare? La linea degli anti-natalisti sembra oggi indirizzarsi sulle costrizioni sociali ad impatto universale. Una di queste forme di costrizione è appunto il “controllo della fertilità”.

Daniel Taylor della Associazione Global Research ne parla in modo chiaro riferendosi alla cosiddetta alleanza GAVI di cui fanno parte governi nazionali dei paesi donatori e dei paesi in via di sviluppo, il Programma di Vaccinazione Infantile di Bill e Melinda Gates, la Federazione Internazionale delle associazioni delle case farmaceutiche (IFPMA), la Fondazione Rockefeller, l’UNICEF, il Gruppo della Banca Mondiale e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) (vedi CS 2014).

Questa elite mondiale ha lanciato un’operazione globale contro la popolazione ignara per ridurre e controllare la fertilità. Vaccini e anche colture alimentari di prima necessità sono state modificate per raggiungere questi obiettivi.

Dice Bill Gates:

“Prendendo la nostra iniziativa e la nostra ispirazione dal lavoro già svolto dalla Fondazione Rockefeller, la nostra fondazione ha in effetti avviato GAVI impegnandosi con 750 milioni di dollari in qualcosa chiamato Fondo globale per la Vaccinazione Infantile, uno strumento di GAVI.’”

Egli ha anche elogiato la filantropia secolare della famiglia Rockefeller, dicendo:

“Sembra che dovunque ci rivolgiamo, i Rockefeller siano già lì. E in alcuni casi, sono stati lì per un lungo, lungo tempo’.”

Bill Gates ribadì in passato l’agenda di controllo della popolazione globale durante la presentazione di una  conferenza nella quale dichiarò:

“Il mondo oggi ha 6,8 miliardi di persone. Che si avviano a diventare circa nove miliardi. Ora, se facciamo veramente un grande lavoro sui nuovi vaccini, cure sanitarie, servizi per la salute riproduttiva, potremmo avere una riduzione forse del 10 o 15 per cento”.

L’OMS, uno dei partners di GAVI, ha collaborato con la Banca mondiale e con il Fondo per la popolazione delle Nazioni Unite nel 1970 all’interno della “Task Force sui Vaccini per la regolamentazione della fertilità”. Si tratta di un gruppo che agisce come un organo di coordinamento a livello mondiale per il vaccino anti-fertilità e sostiene la ricerca su approcci diversi, come ad esempio vaccini  anti-spermatozoi e anti-ovuli e vaccini destinati a neutralizzare le funzioni biologiche dell’ormone hCG. Veicolando l’hCG all’interno di un vaccino che agisce come  vettore – il corpo umano considera  l’hCG come un intruso e crea  anticorpi contro di essa. Questo ha l’effetto di sterilizzare le donne che ricevono il vaccino e in molti casi provocare l’aborto quando somministrato durante la gravidanza.

Altre due costrizioni sociali ad impatto universale del memorandum di Jaffe, sono quelle che suggeriscono l’alterazione dell’immagine tradizionale della famiglia, “l’istruzione obbligatoria dei bambini” e “l’incoraggiamento ad una maggiore omosessualità”.

Queste due costrizioni sociali riaffiorano oggi prepotentemente ben amalgamate nell’ideologia gender di cui CS si è già ampiamente occupata in passato (2015, 2014), evidenziando quanto poco vi sia di scientifico in questa teoria. Possiamo ribadirlo, qui la Scienza non c’entra per nulla, si tratta molto semplicemente di uno strumento di controllo sulla crescita della popolazione che si colloca insieme a quelli già prepotentemente in uso. La sua pericolosità e i danni sociali li sperimenteremo sulla nostra pelle negli anni a venire.

Quando Asimov scrive il suo libro, circa 10 anni dopo la pubblicazione del Memoriale di Jaffe, non sorprendentemente riprende questi due concetti quando dice:

“E’ necessario un abbassamento del tasso di natalità come mezzo per evitare la catastrofe. Ma come?

Perché non evitare semplicemente il concepimento in primo luogo?

E’ necessario dissociare sesso e concepimento, rendendo possibile l’avere il primo senza il secondo.

Vi sono, in effetti, anche varietà ben note di pratiche sessuali che danno ampiamente soddisfazione e se praticate non fanno assolutamente male ai partecipanti, o ad alcun altro, e che non portano con se alcun pericolo di concepimento.”

 

Per tradurre, Asimov riteneva che qualsiasi forma di sessualità fra adulti, non dannosa e senza procreazione, alla luce del problema del controllo delle nascite, dovesse essere considerata un “diritto morale” dell’uomo.

Insomma, quello che oggi a livello di mass media è presentata come espressione di un “diritto alla libertà”, in realtà a livello politico era già stata programmata come l’ennesima forma di controllo sulla fisiologia riproduttiva e sulla famiglia. Asimov non era l’unico a prospettare questo tipo di controllo. Sui modi di attuazione di questa politica un excursus storico di esempi dalle sue origini fino a tempi recenti lo offre Valerie Riches in “Sex and Social Engineering, Family and Youth Concern” (The Responsible Society) 1986.

Per alcuni, tutto ciò non sarebbe un problema serio, in quanto ritengono che non sia possibile modificare la natura di un individuo obbligandolo a perseguire comportamenti sessuali che non desidera. Il punto è che l’obiettivo occulto del metodo Jaffe è quello di agire sull’educazione sessuale dei giovani in modo da indurli ad uno stile di vita che riduca o rimuova la propensione alla natalità una volta diventati adulti. Questo, come potrebbe dimostrare qualunque pedagogista o psicologo dell’età evolutiva è estremamente facile, basta infatti orientare il bambino, che per sua natura è caratterizzato da mancanza di autocontrollo, facilità di indottrinamento e maggiore incoscienza, a fare esperienze che alterino la sua idea della sessualità dissociandola dal concepimento.

Queste attività di “istruzione obbligatoria” del metodo Jaffe sono un perfetto esempio di Chisholmismo. Chisholm era convinto che la barriera maggiore allo sviluppo di una società civile nel mondo fosse il concetto di “giusto e sbagliato”, un concetto che secondo lui doveva essere sradicato. Per tanto, i bambini dovevano essere liberati da pregiudizi culturali nazionali, religiosi o di qualsiasi tipo. I genitori erano considerati come dittatori e soppressori del meglio della natura del bambino, l’educazione sessuale doveva essere introdotta prima dell’adolescenza, eliminando la trasmissione dell’esperienza da parte della famiglia e degli adulti anche con la forza se necessario.

L’ideologia di Chisholm circa l’educazione sessuale, è profondamente radicata nel pensiero delle lobby anti-nataliste e si riflette in molte pubblicazioni e materiali.

Dunqe, l’obiettivo è quello di seminare confusione nella mente del bambino sulla validità del concetto di giusto e sbagliato, sul valore della morale, sganciando la sessualità dalla procreazione, instillando una mentalità abortiva convincendo all’uso di contraccettivi ogni volta che si hanno rapporti sessuali, indirizzando comunque ad un atteggiamento negativo verso le nascite.

Il Chisholmismo affiora nella parole di Asimov per cui il problema sembra essere di natura sociale o psicologica ovvero che molte culture, superate dai tempi, considerano l’avere figli come una benedizione.  Si lancia quindi in un accorato appello che termina con un affermazione sinistra:

“Che accadrà allora? L’umanità si lascerà scivolare fino alla catastrofe semplicemente per essersi abituata a un pensiero superato dai tempi? Eppure, un numero crescente di persone (come me stesso) hanno parlato e scritto sul pericolo della sovrappopolazione, e sulla visibile distruzione dell’ambiente provocata dal carico crescente dell’umanità e dalle richieste crescenti.

I leader politici stanno cominciando a riconoscere che nessun problema può essere risolto  finché non sarà risolto il problema della popolazione e che tutte le cause saranno cause perse mentre la popolazione continua a crescere. Come risultato c’e’ una spinta sempre maggiore per ridurre il tasso di natalità in un modo o nell’altro.”

Vi starete chiedendo: “Chi erano le persone ed i leader politici che stavano cominciando a capire in quel lontano 1979? Abbiamo già individuato i primi nei vari Chisholm, Elrich, Rockfeller, etc. Fra i politici  uno fra tanti, Henry Kissinger che nel 1974 quando era segretario di Stato del presidente Gerald Ford elaborò un rapporto dal titolo: “Implicazioni della crescita della popolazione mondiale per la sicurezza degli Stati Uniti”. In questo rapporto reso pubblico nel 1991 è anche noto come Rapporto Kissinger (CS-2014), troviamo scritto che:

“Per garantire la sicurezza degli Stati Uniti è necessaria una politica di controllo demografico, specialmente in alcuni paesi del Terzo mondo, tra cui Messico, Colombia, Brasile, Egitto, Nigeria, Etiopia, Turchia, Pakistan, India, Bangladesh, Indonesia, Filippine, Tailandia. I mezzi per perseguire questa politica di controllo demografico, sono la contraccezione chimica, la sterilizzazione, la spirale, l’aborto.”

Come si vede, la paranoia demografica è una malattia tutta occidentale di vecchia origine, e si comprende allora perché oggi sia tornata in auge questa campagna contro la famiglia naturale. Si tratta della prima parte del metodo Jaffe, quella ad impatto universale basata su costrizioni sociali che destrutturano la famiglia.

Vecchia strategia, nuovi interpreti. Citiamo i più famosi. Primo, il presidente Obama, Commander in Chief, in visita in Kenya nel 2015 fa un discorso alla nazione. Ci saremmo aspettati risposte alle necessità economiche, sanitarie e militari di un paese in via di sviluppo pieno di problemi? No, il punto essenziale sottolineato da Obama sono i diritti degli Lgbt, anche se per il presidente del Kenya questo non è il problema della sua nazione che ha una cultura e valori diversi. Per chi non avesse ben compreso, Obama sta parlando in codice e si riferisce all’alterazione dell’immagine tradizionale della famiglia come forma di controllo sociale sulla natalità. Il presidente del Kenya risponde che i kenyoti non desiderano questa imposizione culturale e che si tratta di politiche totalmente aliene dai problemi reali del paese.

Il Kenya non è un caso isolato come dimostra uno studio del Population Research Institute riguardo le politiche dell’Usaid (l’agenzia federale degli Stati Uniti responsabile per gli aiuti esteri) in Tanzania.

Seconda interprete, la candidata “progressista” alle prossime elezioni presidenziali USA Hilary Clinton, che nel corso di un convegno pro-abortista ha recentemente dichiarato in sintonia con il metodo Jaffe e in linea con il Chisholmismo più becero che:

“I codici culturali profondamente radicati, le credenze religiose e le fobie strutturali devono essere modificate. I governi devono utilizzare i loro strumenti e le risorse coercitive per ridefinire i dogmi religiosi tradizionali.”

“Risorse coercitive”. Se queste parole vi sembrano sorprendenti e non ne eravate a conoscenza, è solo perché un velo di silenzio è stato calato dai principali media in tutto l’Occidente che hanno preferito non dargli risalto. E’ il metodo Jaffe, quello che abbiamo visto crescere in Occidente negli ultimi venticinque anni, dalla caduta del Muro di Berlino nel 1989: i programmi di ingegneria sociale dell’ONU (di frequente avallati dagli Stati Uniti), le politiche abortiste e sul controllo della sessualità adottate da molti paesi europei e lo smantellamento delle identità etniche e religiose nell’area occidentale che hanno una diversa idea della famiglia. Hilary Clinton si è di fatto limitata a rendere manifesto quello che già era latente.

Il 3 luglio 2015 alla 29esima sessione del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite di Ginevra viene approvatauna risoluzione per la protezione della famiglia, come unità fondamentale della società, riconoscendo il diritto di priorità dei genitori di educare i propri figli invitando tutte le nazioni a creare politiche sensibili per le famiglie e a riconoscere i loro obblighi vincolanti per proteggerla. La risoluzione viene approvata con 29 sì (Paesi africani, del Medio Oriente, dell’Asia oltre Russia e Kazakistan), 14 no (Paesi europei, Giappone, Corea) e 6 astensioni. Sharon Slater, presidente di Family Watch International, rivela a Lifenews che gli Stati Uniti si sono prodigati “con grande energia” per impedire l’approvazione di questo emendamento. Secondo la Slater promuovere l’agenda Lgbt all’estero è diventato “un obiettivo primario della politica estera del nostro Paese”. Il suo riferimento è al fatto che la delegazione americana ha minacciato di sospendere gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo se essi sostengono la famiglia naturale. Sulla rivista Touchston, del resto, il prof. Allan Carlson, segretario internazionale del World Congress of Families, ha spiegato che sotto l’amministrazione Obama “minacce, tangenti ed estorsioni” destinate a “terre vulnerabili in Africa, Asia, America Latina ed Est Europa” sono diventate strategie regolari al fine di esportare la rivoluzione sessuale.

A questo punto, dovrebbe essere chiaro a tutti, comunque la pensiate, che l’obiettivo primario non è la libertà o i diritti di qualcuno, quanto piuttosto distruggere la propensione alla natalità della famiglia naturale.

E’ chiaro adesso perché in un mondo sommerso di diritti negati e di ingiustizie perpetrate alla luce del sole come ad esempio quello delle spose bambine, del lavoro minorile, della schiavitù, della povertà, dei suicidi, principalmente l’agenda Lgbt corredata del manuale del Gender sia diventata così importante per i governi occidentali e per lelobbies della pianificazione familiare. I dibattiti sul genere e sulla sessualità sono orchestrati da un piccolo numero,un elite terrorizzata dalla prospettiva che i poveri insorgano e di dover dividere in modo equo con il resto dell’umanità le immense risorse disponibili sul nostro pianeta.

Perché questa minoranza è così terrorizzata dall’aumento della popolazione da imboccare una così folle ed inutile manipolazione sociale, volta a inibire la sessualità naturale e la forma più ovvia, elementare, naturale di associazione tra umani: quella della famiglia con un padre e una madre? La prima ragione è quella di continuare a mantenere la diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza e la seconda è il timore che questa ricchezza non basti per tutti.

Emerge qui in tutta la sua dimensione la paura prospettata da Asimov, l’esaurimento delle risorse. Eppure, è proprio su questo punto che Asimov e tutti gli altri sembra si siano sbagliati alla grande. La previsione sull’esaurimento delle risorse alimentari ed energetiche.

Asimov dice:

“La quantità totale di petrolio estratta dai tempi di Drake nel 1859 è di circa 350 miliardi di barili di cui metà sono stati estratti negli ultimi venti anni (dal 1959 al 1979). La riserva totale stimata ancora nel terreno è di circa 660 miliardi di barili e al tasso attuale di consumo durerà solo 33 anni…”

A distanza di 39 anni da questa sua affermazione apocalittica, la stima attuale del petrolio non ancora estratto è invece di 1170 miliardi di barili, a cui si aggiunge gas naturale pari all’equivalente di 1127 miliardi di barili, a cui si aggiunge carbone pari all’equivalente di 4365 miliardi di barili. Queste stime sono ovviamente legate allo stato tradizionale della tecnologia e alle rilevazioni effettuate e pertanto non sono e non possono essere definitive. Ma se lo fossero, avremmo circa 38 anni di autonomia sul petrolio, 162 anni sul gas e 420 anni sul carbone. Tuttavia, ragionare in questo modo significa rifare esattamente l’errore di Asimov circa l’impossibilità della scienza e della tecnologia di individuare nuove risorse. E’ interessante il fatto che benché Asimov fosse predisposto ad immaginare soluzioni “fantascientifiche” impensabili per la sua epoca, eppure non riesce ad andare molto oltre la sua realtà.

Qualche esempio può aiutarci a capire meglio. Quando Asimov scrive, le centrali nucleari sono ancora quelle di seconda generazione costruite con criteri di sicurezza dell’epoca. Oggi siamo agli impianti di terza generazione avanzata e in futuro di quarta generazione nei quali il miglioramento della tecnologia, dell’efficienza e della sicurezza dei reattori procede con obiettivi di breve, medio e lungo termine.

reattori

Fig. 4 –  Evoluzione dei reattori nucleari.

Asimov intravede la possibilità di utilizzare la fusione nucleare ma all’epoca questa prospettiva era tecnicamente irraggiungibile mentre, per il prossimo futuro rappresenta forse l’opportunità più interessante da studiare e valutare attentamente per le prospettive che offre in termini di energia prodotta (Le Scienze 2014) .

Quando Asimov scrive, ipotizza l’uso degli scisti bituminosi presenti in grosse quantità, ma scarta questa ipotesi perché troppo complessa e costosa. Oggi le tecnologie estrattive hanno reso possibile il loro utilizzo (la stima è di 345 miliardi di barili) insieme con quello dello shale gas. Infatti, non sono solo le scoperte di nuovi pozzi ad aumentare la quantità di idrocarburi disponibili; un ruolo fondamentale è giocato dalle nuove tecniche estrattive e dall’incessante progresso tecnologico che agiscono come un moltiplicatore di disponibilità nei confronti dei giacimenti già conosciuti, accrescendo continuamente la loro redditività. Da notare che il tasso di recupero dai giacimenti tradizionali non supera attualmente il 35% del petrolio ivi presente; ossia è teoricamente possibile recuperare dai pozzi già esistenti un ulteriore 65%, poco meno del doppio di quanto si estrae oggi, il che vorrebbe dire quasi raddoppiare le riserve disponibili.

Quando Asimov scrive, non sa nulla delle possibilità di sfruttamento delle risorse di metano idrato stimate tra 4 e 28 trilioni di barili (Fig. 5), mentre questa appare oggi come una ipotesi realistica.

metanoidrato

Fig. 5 –  Depositi di Metano Idrato nel mondo.

Quando Asimov scrive, l’uso delle fonti rinnovabili era un ipotesi di qualche scienziato. Oggi le tecnologie associate incidono massicciamente ed incideranno sempre più sulla produzione globale di energia.

Quando Asimov scrive, l’efficienza di un pannello fotovoltaico al Silicio Cristallino è circa 12 %, oggi ci troviamo al 25 % ma in aggiunta si stanno sviluppando tecnologie allora inesistenti. La Fig. 6 evidenzia quanto detto, ovviamente i valori di cui si parla per il 2014 si riferiscono a prototipi ancora in laboratorio, mentre le celle commercializzate hanno prestazioni minori, ma come si vede le celle più efficienti sono le multi-junction, usate nel FV a concentrazione, arrivate al 44,7% di efficienza.

fotovoltaico

Fig. 6 –  Progressi in efficienza ottenuti con le diverse tecnologie del fotovoltaico.

Asimov con i suoi dati, ipotizza la realizzazione di grossi impianti fotovoltaici ma li ritieni costosi e difficili da mantenere. Al contrario oggi ne possiamo contare almeno 50 con potenze superiori a 50 MW (Fig. 7).

fotovoltaico1

Fig. 7 –  Impianto Longyangxia Hydro-solar PV Station da 320 MW.

Quando Asimov scrive, l’eolico ha uno sviluppo irrisorio e le turbine esistenti producono circa 50 kW, la figura seguente non ha bisogno di commenti.

eolico

Fig. 8 –  Progressi in potenza ottenuti con le turbine eoliche.

Quando Asimov scrive il solare termodinamico è solo un idea ma non esistono impianti come quello in Fig. 9. Su questa tecnologia, entrata nella fase commerciale, una considerazione valga su tutte; è stato stimato che una superficie di qualche km quadrato in una zona adeguata (es: deserto libico) dotata di impianti solari termici, sarebbe in grado di catturare l’energia equivalente al fabbisogno dell’Europa per un anno (870 GWatt).

torrisolari

Fig. 9 – Torri Solari in Andalusia

 

Quando Asimov scrive, lo sviluppo della produzione geotermica è agli albori, oggi siamo arrivati a 11.700 megawatt installati in 24 paesi del mondo (Fig. 10), con un potenziale di ben 50 mila volte superiore rispetto alle riserve di petrolio e gas.

geotermica

Fig. 10 – Energia elettrica prodotta da impianti geotermici installati nel mondo

Questa carrellata di esempi, non esaustiva, serve solo ad evidenziare come lo sviluppo della tecnologia avanza incessantemente ma, noi ci fermiamo qui con un ultima osservazione: la vita sulla terra dipende essenzialmente da due fattori, la presenza di acqua e di sole inteso come luce e calore (il vento è la conseguenza delle variazioni di temperatura) e sono questi che stabiliscono il limite potenziale delle risorse energetiche in quanto dal sole è possibile produrre energia. L’energia del sole può essere trasformata in idrogeno e l’idrogeno rappresenta sia un vettore che un sistema di accumulo chimico utile per produrre combustibili, materie prime e/o energia stessa. Le immense risorse di acqua e sole sono condizione necessaria ed imprescindibile per la vita sulla terra e sono anche quelle di cui con molta probabilità si avvarranno le generazioni future.


Per quanto riguarda le risorse alim

…

Tagged as: enzo, pennetta, radioglobeone, Sovrappopolazione

ENZO PENNETTA intervista il Generale FABIO MINI

Posted in pronto buongiorno è la sveglia by diretta
Ago 06 2015

mini

 

Generale di Corpo d’Armata, capo di Stato Mggiore della NATO, capo del Comando Interforze delle Operazioni nei Balcani e comandante della missione in Kosovo.

Fabio Mini è uno dei più grandi conoscitori delle questioni geopolitiche e militari, su CS parla delle crisi attuali ma non solo.

E dice cose molto importanti.

 

  1.  Gen. Mini, nel  suo libro “La guerra spiegata a…” afferma che non esistono guerre limitate,  o meglio  che una potenza che si impegna in una guerra limitata ne prepara in realtà una totale. Nell’attuale situazione di conflittualità diffusa, che sembra seguire una specie di linea di faglia che va dall’Ucraina allo Yemen passando per  Siria e Irak, dobbiamo quindi aspettarci lo scoppio di un conflitto totale?

R1. La categoria delle guerre limitate, trattata  dallo stesso Clausewitz, intendeva comprendere i conflitti dagli scopi limitati e quindi dalla limitazione degli strumenti e delle risorse da impiegare. Doveva essere il minimo per conseguire con la guerra degli scopi politici. E la guerra era una prosecuzione della politica. Erano comunque evidenti i rischi che il conflitto potesse degenerare ed ampliarsi sia in relazione alle reazioni dell’avversario sia in relazione agli appetiti bellici, che vengono sempre mangiando. Con un’accorta gestione delle alleanze e delle neutralità, un conflitto poteva essere limitato nella parte operativa e comunque avere un significato politico più ampio. Oggi la guerra limitata non è più possibile neppure in linea teorica: gli interessi politici ed economici di ogni conflitto, anche il più remoto e insignificante, coinvolgono sia tutte le maggiori potenze sia le tasche e le coscienze di tutti. La guerra è diventata un illecito del diritto internazionale e non è più la prosecuzione della politica, ma la sua negazione, il suo fallimento. Nonostante questo (o forse proprio per questo) lo scopo di una guerra non basta più a giustificarla e chi l’inizia, oltre a dimostrare insipienza politica, si assume la responsabilità di un conflitto del quale non conosce i fini e la fine. Con l’introduzione del controllo globale dei conflitti e della gestione della sicurezza (anche tramite le Nazioni Unite), tutti gli Stati e tutti i governanti sono responsabili dei conflitti. E tutti i conflitti sono globali se non proprio nell’intervento militare, comunque nelle conseguenze economiche, sociali e morali. Quindi, a cominciare dalla guerra fredda che i paesi baltici hanno iniziato contro la Russia, dalla guerra “coperta” degli americani contro la stessa Russia, dai pretesti russi contro l’Ucraina, alla Siria, allo Yemen e agli altri conflitti cosiddetti minori o “a bassa intensità” tutto indica che non dobbiamo aspettare un altro conflitto totale: ci siamo già dentro fino al collo. Quello che succede in Asia con il Pivot strategico sul Pacifico è forse il segno più evidente che la prospettiva di una esplosione simile alla seconda guerra mondiale è più probabile in quel teatro. Non tanto perché si stiano spostando portaerei e missili (cosa che avviene), ma perché la preparazione di una guerra mondiale di quel tipo, anche con l’inevitabile scontro nucleare, è ciò che si sta preparando. Non è detto che avvenga in un tempo immediato, ma più la preparazione sarà lunga più le risorse andranno alle armi e più le menti asiatiche e occidentali si orienteranno in quel senso. E’ una tragedia annunciata, ma, del resto, abbiamo chiamato tale guerra condotta per oltre cinquant’anni “guerra fredda” o “il periodo di pace più lungo della storia moderna”. Dobbiamo quindi essere felici di questa “pace annunciata”. O no?

  1. Un’altra sua interessante considerazione riguarda il fatto che la guerra porti sempre ad una politica diversa da quella che l’ha preceduta e preparata, dobbiamo dunque prepararci ad un mondo diverso da quello che sta generando i conflitti attuali?  E se sì, ha idea della direzione in cui ci stiamo muovendo?

R2. Direi di si, ma non credo che ci si possano fare molte illusioni sui risultati.  Stiamo vivendo un periodo di transizione storica molto importante: il sistema globale voluto dai vincitori della seconda guerra mondiale sta scricchiolando, i blocchi sono scomparsi, molti regimi politici voluti dalle potenze coloniali sono in crisi, l’Africa si sta svegliando un giorno e regredendo il giorno successivo, le istanze economiche hanno il sopravvento su quelle politiche, sociali e militari, le periferie delle grandi potenze e i loro vassalli stanno cercando indifferentemente o maggiore autonomia o una servitù ancora più rigida. I conflitti attuali sono i segnali più evidenti di questo processo che porterà ad una nuova formulazione dei rapporti e degli equilibri internazionali. Tuttavia non è detto che questo passaggio porti al cosiddetto “nuovo ordine mondiale”. Le spinte al cambiamento e alla stabilità  sono ancora flebili e rischiano di cronicizzare i conflitti e le situazioni, altrettanto pericolose, di post-conflitto instabile. Ci sono segnali di forte resistenza al cambiamento in senso multipolare da parte delle nazioni più ricche ed evolute come da parte di quelle più povere. Quelle più ricche si stanno di nuovo orientando verso una politica di potenza affidata soprattutto agli strumenti militari; quelle più povere si stanno orientando verso la rassegnazione alla schiavitù. Il cosiddetto “nuovo ordine” potrebbe essere quello vecchio del modello coloniale e le forze armate si stanno sempre di più orientando verso il sistema degli “eserciti di polizia” (constabulary forces). In molti paesi dell’Africa si parla da tempo di “nostalgia” del periodo coloniale o si accusano le potenze coloniali di averli abbandonati. La potenza e la schiavitù sono complementari. Un filosofo cinese diceva del suo popolo:“ ci sono stati secoli in cui il desiderio di essere schiavo è stato appagato e altri no.”

  1. Venendo alla situazione italiana, se è vero che una comunità che ospiti anche una sola base militare straniera è da considerarsi “sotto occupazione”, la presenza di basi USA sul territorio nazionale ci rende una nazione sotto occupazione o comunque non libera?

R3. I regolamenti dell’Aja del 1907, stabiliscono i criteri dell’occupazione militare non tanto sulla presenza militare in un paese ma nella sua funzione. Se una presenza militare anche minuscola si assume la responsabilità della sicurezza del territorio (non importa di quale estensione) in cui è stanziata, si ha l’occupazione “de facto”. Le basi degli Usa non garantiscono la nostra sicurezza, ma la loro. Non servono i nostri interessi ma i loro e quindi non sono legalmente “occupanti”. Il fatto che si dichiarino basi Nato o facciano riferimento agli accordi di Parigi del 1963 è una foglia di fico che nasconde la realtà: alcune basi italiane sono aperte anche ai paesi Nato nell’ambito degli accordi dell’Alleanza, ma le basi americane più grandi sono precedenti agli accordi Nato e sono state concesse con accordi bilaterali in un periodo in cui l’Italia non aveva alcuna forza di reclamare autonomia; anzi andava cercando qualcuno da servire in America e in Europa. In queste basi decidono gli americani (e non la Nato) a chi consentirne l’uso temporaneo. Si ha così  un doppio paradosso: molti italiani anche di alto lignaggio politico e militare tentano di giustificare le basi con la funzione di sicurezza che svolgono a nostro favore. E avallano la condizione di occupazione militare.  Gli americani sono più espliciti, ma non meno paradossali: ogni anno il Pentagono invia una relazione al Congresso nella quale indica e traduce in termini monetari il contributo dei paesi ospitanti delle basi “agli interessi e alla sicurezza degli Stati Uniti”. Dovrebbe essere un accordo fra pari, ma si avalla la nostra condizione di tributari.

  1. Nel suo libro ha mostrato come la guerra si sia evoluta nel corso dei secoli, adesso siamo giunti a teorizzare una guerra di quinta generazione o guerra senza limiti, una guerra cioè che non deve essere percepita come tale e che coinvolge anche mezzi finanziari. Possiamo dire di essere nel corso di una guerra di questo tipo?

R4. Senza dubbio. Ma anche questa quinta generazione sta trasformandosi nella sesta: la guerra per bande. Non essendoci più soltanto fini di sicurezza e non soltanto attori statuali, siamo nelle mani di “bande” con fini propri e senza alcuno scrupolo se non quello verso la propria prosperità a danno di quella altrui. Le bande si muovono senza limiti di confini e di mezzi, senza rispetto, solo all’insegna del profitto. Tendono ad eludere il diritto internazionale e la legalità, tendono a piegare gli stessi Stati ai loro interessi e a controllarne la politica e le armi. Oggi il problema degli eserciti e degli apparati di polizia non è quello di capire perché lavorano, ma per chi. Se lo Stato, per definizione, deve (o dovrebbe)  pensare al bene pubblico, la banda pensa soltanto al bene privato, non statale e spesso contro lo stato. Quando nel 2004 chiesero ad un colonnello americano che tipo di guerra stesse combattendo in Iraq, quello rispose candidamente: “è una guerra per bande e noi siamo la banda più grossa”. Anche lui aveva capito che non stava lavorando per uno stato o un bene pubblico ma per qualcosa che esulava dal suo stesso “status” di difensore pubblico: era un mercenario, come tanti altri, al servizio di uno che pagava. E per questo si riteneva un “professionista” delle armi. La finanza è l’unico sistema veramente globale ed istantaneo e si avvale di mezzi leciti e illeciti: esattamente come fa ogni moderna banda di criminali. La struttura di comando delle bande ha due modelli di riferimento: il modello paternalistico e verticale e il modello  comiziale e orizzontale. Quest’ultimo sta prevalendo sul primo anche se a certi livelli della gerarchia si ha comunque uno più forte degli altri. Il modello orizzontale è anche quello che meglio riesce a mascherare le guerre intestine e quelle esterne. Ci sono interessi contingenti che spesso portano gli avversari dalla stessa parte.

  1. Dal suo libro emerge anche il concetto di guerra come “strumento d’imposizione”, cioè uno strumento per obbligare una determinata parte a compiere azioni contro la propria volontà, nel recente caso della Grecia in cui la volontà popolare ha dovuto cedere alle richieste di segno opposto dell’Europa, possiamo parlare di un atto di guerra?

R5. Anche in questo caso dobbiamo riferirci alla guerra senza limiti e, purtroppo, a quella per bande. La Grecia ha subito un’imposizione che piegando la volontà del governo e della stessa popolazione è senz’altro un atto di guerra. Ma il vero scandalo della Grecia non è nell’imposizione subita, ma nell’apparente lassismo in cui è stata lasciata proprio dagli organismi internazionali che ne avrebbero dovuto controllare lo stato finanziario. La guerra finanziaria alla Grecia è la guerra per bande quasi perfetta. Solo qualche sprovveduto può pensare veramente che la Grecia abbia alterato i propri bilanci senza che né Unione europea, né Banca Centrale Europea, né Fondo Monetario, né Federal Reserve, né Banca Mondiale, né le prosperose e saccenti agenzie di rating se ne accorgessero. E’ molto più realistico pensare che al momento del passaggio all’Euro gli interessi politici della stessa Europa prevalessero su quelli finanziari e che gli interessi finanziari fossero quelli di far accumulare il massimo dei debiti a tutti i paesi membri più fragili. Abbiamo la memoria molto corta, ma ben prima del 2001 il dibattito sull’euro escludeva che molti paesi della periferia europea e quelli di futuro accesso (Europa settentrionale e orientale) potessero rispettare i parametri imposti. Non è un caso se proprio i paesi della periferia  siano stati prima indotti a indebitarsi e poi a fallire, o ad essere “salvati” dalla padella per essere gettati nella brace. Irlanda, Gran Bretagna, Portogallo, Spagna, Italia e Grecia sono stati gli esempi più evidenti di una manovra che non è stata né condotta né favorita dagli Stati, ma gestita da istituzioni che si dicono superstatali e comunque sono improntate al sistema privatistico degli interessi del cosiddetto “mercato”.

  1. La “narrativa”, la fiction, gli spin doctors, giocano un ruolo fondamentale nella guerra di nuova generazione, può indicarci qualche caso concreto in cui ultimamente ha visto questi elementi in azione?

R6. In ambito militare ogni operazione è aperta, condotta e accompagnata dalla guerra dell’informazione e da quella psicologica. Dal 2000 in poi in Afghanistan e Iraq furono disseminate dall’alto migliaia di manifestini e radioline con le quali la coalizione tentava di dare la propria versione del conflitto. L’aereo C-130 destinato alla guerra d’informazione, chiamato “Commando Solo”, continua a sorvolare paesi come Iran, Iraq, Afghanistan, Yemen e Siria trasmettendo giornali radio e telegiornali dando la propria versione dei fatti. L’efficacia di tali mezzi tecnologici è minata dal dilettantismo. I primi volantini in Afghanistan e Iraq erano incomprensibili sia nella forma sia nella lingua. Le radioline furono acquistate in fretta dopo aver notato che gli afghani erano immuni alle trasmissioni radio visto che non avevano radio. E quando furono disseminate le radio gli americani si accorsero che oltre il 90% degli afghani non capiva la lingua usata. In Kosovo ho dovuto raddrizzare una campagna d’informazione, condotta tramite materiale edito da Kfor, dopo aver constatato che una rivista non veniva distribuita ai kosovari ma nelle caserme. In pratica si faceva guerra psicologica sui nostri stessi soldati. Più professionali, ma meno centrate sugli scopi militari, sono le trasmissioni radio della VOA (Voce dell’America) che parla in molte lingue e perfino dialetti centro asiatici. La Russia è entrata nel mondo della moderna guerra dell’informazione con nuove reti di stampa, internet, radio e televisione. I cinesi hanno interi canali dedicati all’informazione in varie lingue. Il programma Confucio, col quale s’insegna la lingua cinese all’estero, è ormai presente in tutto il mondo. Gli spin doctors del Pentagono avevano già immaginato nel 2011 come gestire la caduta di Bashar Assad in Siria e uno studio cinematografico ne stava realizzando il film. Il progetto è stato accantonato, ma il Pentagono spera che il film possa uscire nel 2016 (a Bashar Assad piacendo). Lo scopo di queste iniziative è difficilissimo perché la narrativa (la versione dei fatti) che si vuole fornire dovrebbe contrastare quella dell’avversario e della gente del luogo. In realtà nella comunicazione il messaggio più accettato è quello che conferma i fatti o le percezioni e non quello che le contrasta. La narrativa dell’avversario pur non avvalendosi di mezzi sofisticati e basandosi sulla trasmissione orale è molto più efficace anche perché racconta quello che si vede o ciò che qualcuno appartenente alla stessa comunità dice di aver visto. In Iraq, Afghanistan e altrove non è stato infrequente il grido di allarme dei vertici delle coalizioni occidentali: “stiamo perdendo la guerra della narrativa”. Fuori dal contesto militare, la stessa crisi greca è un esempio attuale di guerra dell’informazione accomunata alla guerra delle percezioni e alle operazioni d’influenza. In Grecia, come altrove, l’eccesso di debito pubblico e internazionale di uno stato non è di per sé un fattore fondamentale d’instabilità né d’insolvenza. E’ invece importante la credibilità che può ampliare a dismisura il credito. Per questo la guerra alla Grecia si è sviluppata sul piano della guerra psicologica con un’azione  forte di discredito e di delegittimazione di tutto il paese. La delegittimazione che si è vista in maniera palese nel caso greco, non è avvenuta per altri paesi in via di fallimento, come il nostro; anzi, a dispetto dei dati oggettivi (debito, crescita, disoccupazione, investimenti), ci sono paesi che beneficiano di crediti oltre ogni ragionevole misura. Ogni volta che in Italia c’è un’asta di titoli pubblici, i media plaudono al “collocamento” di tutto il pacchetto sottacendo che in realtà si tratta di un aumento di debito. Anche il fatto che il debito di tale tipo sia “interno” viene manipolato e sottovalutato spacciandolo  per  una cosa senza valore. Come se il debito interno (quello nei confronti degli italiani che hanno acquistato titoli pubblici) non dovesse mai essere restituito ( e di fatto, così è), quasi che il rastrellamento costante del risparmio privato da parte dello stato non penalizzasse la disponibilità di denaro destinata agli investimenti produttivi. Oltre alle bande finanziarie internazionali, in Grecia, come in Italia e altrove, ci sono bande privatistiche interne che monopolizzano la finanza e la comunicazione.  In Grecia, come altrove,  queste bande hanno sperato e tuttora sperano in un ribaltone politico che le renda più potenti. E’ già successo, anche in maniera violenta.

  1. Pochi anni fa il fisico Emilio dei Giudice e il giornalista Maurizio Torrealta parlarono di armi nucleari estremamente miniaturizzate, di armi di nuova generazione che sarebbero state già impiegate sui campi di battaglia in Irak e in medio Oriente, e il cui uso sarebbe stato nascosto dietro la radioattività dei proiettili all’uranio impoverito. Crede che esistano elementi per ritenere fondata questa affermazione?

R7 Non mi risultano casi concreti, ma ho sentito le stesse storie in altri casi. Una caratteristica delle guerre moderne è anche la perdita di consapevolezza sulla verità. Di certo c’è che la moderna tecnologia, anche fuori dal campo sperimentale consente questo ed altro. Se tali armi sono state veramente impiegate, si tratta di una violazione del diritto internazionale e dei diritti umani delle vittime. Purtroppo, ogni violazione (anche del buon senso, come nel caso della tortura) è così frequente che non rappresenta più un ostacolo. C’è da sperare che lo abbiano fatto gli americani: almeno tra trent’anni i segreti di stato saranno derubricati e ci diranno la verità. Se le avessero usate i russi o altri paesi, come il nostro, non lo sapremmo mai. Dovremmo aspettare che diventasse un segreto di Pulcinella.

  1. CS è un sito che si occupa molto delle problematiche dell’informazione ed è noto che la prima vittima della guerra è la verità, può dare ai nostri lettori un consiglio per difendersi e cercare di distinguere tra realtà e manipolazione?

R8. Abbiamo due armi formidabili: diffidenza e ironia. La prima serve a neutralizzare il monopolio dell’informazione. Significa cercare continuamente altre fonti e altri riscontri senza bere tutte le scemenze ufficiali. La seconda tende a ridimensionare anche quella che può sembrare la realtà. Perché la verità non è più la vittima del primo colpo di fucile: non esiste più.

.

.

.

Tagged as: enzopennetta, Fabio, intervista, Mini, radioglobeone

Ascolta live!

Il tuo browser non supporta questo elemento.

RadioGlobeOne è alla ricerca di agenti pubblicitari.
Chiunque fosse interessato, può contattarci all'indirizzo email radioglobeone@gmail.com.

RadioGlobeOne is looking for advertisement agents.
If interested, please contact us at radioglobeone@gmail.com.

Pagine

  • Festa sull’aia!!!!!
  • I Nostri Contatti
  • Il Comunitarista
  • Palinsesto
    • Il Comunitarista
    • In questo Mondo di……
    • Pronto buongiorno è la sveglia 10-12
  • Sardegna in Musica
  • Sponsor

Articoli recenti

  • Festa del Circolo Giommaria Angioy 31 Edizione San Francesco a Marchirolo!!
  • NASCE IL GRUPPO GESTO, A FAVORE DELLE PERSONE PORTATRICI DI STOMIA – NORD

link

  • Guarda live

PUBBLICITA’

Per la Vostra pubblicità su Radioglobeone, contattaci: 004179 6216839 radioglobeone@gmail.com
Powered by NrIdea